Due anni e molti incarichi dopo…
La
folla si accalcava sulla piattaforma, rendendo disagevole l'atterraggio
dell'astrorollsroyce nuova fiammante. Urlavano, si dimenavano chiamando ad alta
voce il nome di Mr. Tree.
"Evviva
Mr. Tree!", urlò qualcuno ed il coro ripetè con enfasi, finchè dalla
lussuosa astrovettura uscirono un paio di omaccioni che cominciarono a farsi
largo tra la folla.
Finalmente
si aprì la portiera: una rigogliosa chioma, dalle foglie verde intenso, spuntò
dall'auto.
Un
lungo applauso scrosciò roboante da parte di tutti gli abitanti di New Florence
venuti a ricevere il loro famoso concittadino.
Mr.
Tree indossava un paio di occhiali scuri, un orecchino al ramo auricolare
destro e un paio di astrojeans ultima moda. Salutò i suoi ammiratori con fare
da superstar e si incamminò lentamente verso la sede del Comando Supremo
Astrale. I due gorilla non lo perdevano di vista un momento.
Ad
attenderlo c'era una persona che conosceva molto bene.
"Signor
Hyford, che piacere vederla di nuovo!", fece l'albero porgendo il ramo.
L'altro glielo strinse calorosamente.
"Mr.
Tree! Le sono molto grato per aver accettato di incontrarmi. Prego, si
accomodi!"
L'albero
appoggiò il suo tronco sulla comoda poltrona, accavallando i rami. Sopra il
tavolo c'era un astrovisore che trasmetteva un programma pubblicitario.
Ad
un tratto apparve sul video l'immagine di Mr. Tree. Teneva in mano un prodotto
mostrandolo con tutta la sua fierezza, poi, con un sorriso ebete che emergeva
radioso dalla folta chioma fogliata, disse:
"Ehi, tu!
Sei un albero sapiens
come me?
Usa SUPER POLLON
per delle notti di ... SUPER goduria!
SUPER POLLON
aumenta la sensibilità durante l'impollinazione.
E' un consiglio di... MR. TREE!"
Il
signor Hyford commentò cortesemente:
"Il
suo successo personale è in continuo aumento!"
Mr.
Tree non sembrava neppure averlo ascoltato.
"Questa
civiltà dei consumi è riuscita a rovinarmi", ammise con amarezza, "ho
nostalgia dei miei vecchi incarichi. Ricordo quando giravo per la Galassia a
bordo di vecchie astronavi, o facevo del razzostop fermandomi nei posti più
impensati!"
"Eh,
come la capisco", asserì Hyford, "avrei voluto anch'io essere un
intrepido come lei, ma con la mia pigrizia non sono mai riuscito a sollevarmi da
questa sedia!"
"Non
potrebbe affidarmi di nuovo qualche incarico?", chiese quasi supplicando
Mr. Tree.
"Con
tutti i soldi che ha... qual è il problema? Può partire anche subito!"
"Per
andare dove?", fece l'albero, "a catturare serpenti con morso alla fragola
o tartarughe appassionate di motociclismo? Io voglio un incarico vero!"
Il
signor Hyford lo guardò dritto negli occhi.
"Ne
è proprio sicuro?"
"Certo!",
disse Mr. Tree. "Sono stufo di pubblicità, ricevimenti e riunioni
d'affari."
"O.K.
Mi ha convinto. Penso proprio di avere il caso che fa per lei. Ma mi dovevo
assicurare che il suo attuale stile di vita non l'avesse, per così dire... rammollito! Si tratta di una missione
estremamente difficoltosa: ci sono alcuni problemi che sembrano
insormontabili..."
"Farò
del mio meglio.", disse Mr. Tree.
Il
signor Hyford fece una pausa piena di suspense:
"Si
tratta di trovare il pianeta Invisibile..."
"Il
pianeta Invisibile?", si meravigliò l'albero. "Mai sentito
nominare!"
"Eppure
esiste! Ne abbiamo la prova." Tirò fuori da un cassetto una minuscola
scatola.
"Che
cos'è?", chiese Mr. Tree.
"E'
scolorina. La usiamo per togliere le
macchie, per cancellare le scritte, per eliminare gli aloni. E costa solo
cinquanta cents il flacone."
"Cosa
c'entra il pianeta Invisibile?"
"Ne
è il più grande produttore ed esportatore. La sua qualità è ottima, i suoi
prezzi concorrenziali. Sta minacciando l'economia dell'intera Galassia!"
Mr.
Tree prese in mano la scatola di scolorina, esaminandola come farebbe un
novello Sherlock Holmes.
"Siete
i soliti superficiali.", asserì.
"Come?",
fece Hyford.
"Qui
sulla scatola, dico, c'è l'indirizzo!"
Mr.
Tree lesse ad alta voce:
"PIANETA INVISIBILE
settimo pianeta della stella MIRROR
Galassia meridionale!"
E
si rese conto che la sua nuova missione era finalmente cominciata .
15
Parcheggiò
l'astrorolls in uno spiazzo col custode automatico. Gli sarebbe costato dieci
dollari al giorno, ma preferiva stare tranquillo.
"Cinquanta
dollari d'anticipo, signore.", pretendeva la vocina computerizzata del
custode.
"Acc...
pure l'anticipo!", imprecò l'albero consegnando il suo astrocredito. In
pochi secondi il braccio meccanico lo regolarizzò e poi lo consegnò indietro.
Mr.
Tree si diresse verso l'officina, cercando qualcuno a cui chiedere informazioni.
Quel luogo lasciava proprio a desiderare, ma il signor Hyford glielo aveva
consigliato e lui si era lasciato convincere.
"Desidera
qualcosa, signore?", disse un tizio che aveva l'aria di lavorare lì.
"Beh,
avrei bisogno di un'astronave. Non troppo comoda o costosa... Sa, di quelle
robuste che hanno girato mezza galassia: sono un nostalgico dei bei tempi
passati!"
"Ne
abbiamo una che fa al caso suo, signore", disse il tizio, "costa solo
ventimila dollari chiavi in mano... è un vero affare, sono molto richieste."
"O.K.
la prendo!" Consegnò il suo astrocredito e si diresse subito verso
l'hangar che gli era stato indicato.
Svoltò
l'angolo.
Era
forse un'astronave quella che aveva davanti agli occhi? Mr. Tree cominciò a
dubitarne: la strana macchina era grande più o meno come un elicottero, aveva
strani arti prensili, grossi fanali e luci psichedeliche di ogni forma e
dimensione che si accendevano e si spegnevano al ritmo dell'ultimo successo di
Madonna, che ascoltava tramite una specie di grosso walkman applicato agli
apparati uditivi.
Non
appena lo vide, l'astronave disinserì il walkman:
"Ciao!
Sei tu il mio nuovo padrone?"
"Ehm...
credo di sì.", rispose l'albero con un certo timore.
"Bene!
Io sono Gilda!", fece porgendogli quella che avrebbe dovuto essere una mano.
"Io
mi chiamo Mr. Tree."
L'astronave
lo catapultò all'interno non troppo delicatamente e cominciò a prendere la
rincorsa:
"Sei
pronto alla partenza?"
Mr.
Tree era rimasto a rami all'aria e ancora non si rendeva bene conto degli
eventi.
"Vai
pure!", disse e l'astronave decollò.
In
poco tempo Mr. Tree si ritrovò in orbita, soddisfatto anche se ancora un poco
confuso.
"Dovresti
dirigerti un poco di più verso Altares", disse l'albero, "dobbiamo
andare su Mirror."
L'astronave
non asserì nulla e la rotta era rimasta immutata.
"Senti,
scusa, dovresti correggere la rotta..."
Ancora
silenzio.
L'albero
provò a tossire educatamente.
"Devi
correggere la rotta!", disse nuovamente.
L'astronave
taceva.
"GILDAA!",
urlò Mr. Tree con quanta più voce aveva in corpo e spettinandosi tutte le
foglie.
"Eh,
mi hai chiamato?", rispose finalmente.
"Eccome se ti ho chiamato, è mezzora che
sto cercando di avvertirti che devi modificare la rotta!"
"Sono
veramente mortificata. Stavo ascoltando un po' di heavy metal col mio walkman,
anzi se vuoi possiamo ascoltarlo insieme... (inserì la musica nei diffusori
dell'abitacolo) C'è un certo Joe Satriani che..."
"Vuoi
stare zitta per qualche momento?", la interruppe Mr. Tree con tono di
rimprovero. "Per prima cosa dirigiti verso Mirror..."
"Già
fatto!"
"Bene.
Ora, per favore, spegni quel coso perchè sennò rischio d'impazzire!"
La
musica cessò.
"La
nostra missione è d'importanza capitale.", declamò l'albero.
L'astronave
si irrigidì sull'attenti.
"Perfetto!
Ora, per favore, accendi l'impianto di aerazione perchè qui fa troppo
caldo!"
Detto
questo, il tettuccio dell'astronave si spalancò di colpo e per poco Mr. Tree
non finiva negli spazi siderali.
Gilda
era un'astronave cabriolet.
"Cosa significa questo?", chiese
l'albero.
"Non
abbiamo impianto di aerazione!", rispose Gilda. "E' l'unico modo per
abbassare la temperatura."
Dopo
un primo attimo di sbigottimento, Mr. Tree trovò che la situazione era
piacevole (meno male che non era umano) e il viaggio proseguì in maniera
tranquilla.
Gilda
aveva acceso di nuovo il suo walkman e questa volta stava ascoltando un po' di
rock-fusion, fischiettando e guardando i suoi film preferiti sul suo televisore
da polso. Mr. Tree, invece, osservava i panorami stellari, le galassie dalle
forme bizzarre (ce n'era una persino a forma di albero), i planetoidi che erano
dislocati lungo la rotta di astronavigazione che erano diventati basi di
giganteschi cartelloni pubblicitari.
Ogni
tanto, nei pressi di qualche area di servizio, capitava di trovare anche una
sfilza di allegre donnine, specie nei pressi dei sistemi di Alluman, Transector
e Somaso, zone poco raccomandabili.
A
Mr. Tree capitò di vedere una bellissima venusiana dalle antenne dolci e lunghe
che a momenti lo fece svenire (sembrava una top-model). Avrebbe voluto approfittarne,
ma Gilda, che forse era un poco gelosa, lo convinse a rinunciare.
Ad
un tratto, furono costretti a fermarsi ai caselli iperspaziali per pagare il
pedaggio. Si avvicinò un tizio vestito di nero, rivolgendosi a Mr. Tree:
"Mi
scusi, signore, non avrebbe un passaggio da offrirmi?", disse il tale.
"Chi
è lei?", chiese l'albero.
Il
mio nome è Padre Carol. Sono un prete alla ricerca di Dio."
Mr.
Tree lo osservò con più attenzione. Il suo era un tipico doppiopetto alla
Trantor con condotti umorali in plastica scuri e frattaglie cromate di Sobor.
Insomma, a parte il colore nero, nulla avrebbe fatto presagire che si trattava
di un prete, ma a dire il vero la Chiesa era molto più permissiva che in
passato e il manico del portachiavi a forma di crocifisso gli tolse ogni
dubbio.
"Saremo
felici di accoglierla a bordo, padre!", fece Mr. Tree lasciandolo entrare.
"Noi siamo diretti su Mirror. Potremo accompagnarla fin laggiù."
Non
appena si fu accomodato, il prete tirò fuori dalla tasca un flacone e fece per
inghiottire alcuni confetti.
"Scusate,
ma sono le due e devo prendere le vitamine!"
"Gilda,
servizievole come sempre, gli porse un bicchiere d'acqua.
"Prego,
padre.", fece l'astronave gentilissima, dopodichè, fischiettando un
motivetto folcloristico irlandese, riprese il viaggio a velocità moderata.
Mr.
Tree e il prete fecero presto amicizia e improvvisarono una partita a scopone
spaziale con un vecchio mazzo di carte marziane sudicie e ingiallite.
"E
così, padre..."
"Chiamami
pure Carol!", fece il prete.
"E
così, Carol, sei alla ricerca di Dio!"
"Sono
anni che lo cerco", disse sospirando, "ho girato mezza galassia nel
vano tentativo di stargli dietro, ma ogni esito è stato infruttuoso."
Sorrise, aveva fatto scopa per la terza volta.
"Comunque",
riprese, "ci sono andato vicino in moltissime occasioni!"
"Davvero?",
chiese meravigliato Mr. Tree.
"Certo!
Pensa che nel '63 ho alloggiato all'Hilton Hotel di Vega e sono venuto a sapere
che se n'era andato da appena due settimane! Avrei voluto la stessa camera, ma
quegli strozzini se la facevano pagare a peso d'oro. Ho dovuto
rinunciare!"
"Come
mai sei alla ricerca di Dio?", chiese Mr. Tree.
"Devo
assolutamente trovarlo.", aggiunse Carol facendo scopa per l'ennesima
volta. "Devo informarlo sull'andamento spirituale dell'Universo, devo
comunicargli che gli eventi hanno preso una brutta piega!"
"E
dove pensi di trovarlo?", chiese Mr. Tree cominciando a pensare che il
prete barasse.
"In
giro! Chiedo nei Motel, nelle stazioni di astropullman, nei principali posti di
polizia. Talvolta mi giungono sue notizie dai luoghi più lontani della
galassia. Pensa che una volta si è recato a sciare fin sulle Alpi
Italiane!"
"Addirittura!",
fece l'albero.
"Pare
di sì. Prima o poi andrò anch'io. Chissà, forse è un frequentatore abituale...
solo che non so sciare!"
A
questo punto il prete guardò l'orologio:
"Sono
le tre", disse, "devo prendere gli antibiotici!" Ne tirò fuori
dal taschino una confezione e deglutì una compressa.
Mr.
Tree, intanto, consultava le carte galattiche.
"Siamo
quasi arrivati, eh Gilda?"
"Sì,
siamo nei pressi del sistema Mirror. Dove mi devo dirigere?"
"Sul
pianeta Invisibile, dovrebbe essere il settimo.", disse l'albero.
"Sei
sicuro che sia il settimo?", chiese l'astronave.
"Certo
che sono sicuro!"
C'è
un problema. Il settimo pianeta è visibile!"
"Cooosa?",
fece Mr. Tree osservando lo schermo. I pianeti della stella Mirror erano tutti
grossi, tondi e ben visibili. "Come è possibile?"
"Sei
sicuro che non ti hanno dato l'indirizzo sbagliato?"
Mr.
Tree mostrò la scatola di scolorina che aveva portato con sè.
"Cosa
facciamo?", chiese il prete.
"Scenderò
ugualmente sul settimo pianeta", fece Mr. Tree, "voi mi aspetterete
in orbita, in caso di pericolo vi avvertirò via radio." Se ne sistemò una
dietro un ramo secondario.
Detto
questo Mr. Tree aprì uno sportellone e si gettò all'esterno. Gilda si affrettò
a richiuderlo per non far morire soffocato il prete.
Mentre
l'inconfondibile albero, con la sua chioma fogliata, planava delicatamente sul
pianeta e la sua sagoma scompariva pian piano dalla loro vista, l'astronave e
padre Carol ebbero modo di conoscersi meglio.
"Quali
sono le tue letture preferite, cara?", chiese il prete.
"Ah,
padre! Sinceramente non ho avuto molto tempo ultimamente. Sa, il mio sogno
segreto è di diventare un'attrice e così preferisco leggere copioni per poi
cimentarmi in privato, insieme a qualche amico. La mia astronave preferita è
l'Enterprise di Star Trek, ma..."
"Certo
cara!", l'interruppe il prete visto il prolungarsi del discorso.
"Capisco i tuoi impegni, ma è male trascurare lo spirito per le cose
materiali. Guarda!"
Le
mostrò alcune riviste commentandole:
"Questa
è una copia dell'Osservatore Marziano,
quindicinale dove troverai tutte le informazioni sulle attività odierne della
Chiesa Astrocattolica. Quest'altra, Cristo
Galattico, riporta i brani tratti dai testi sacri e tradotti in galattico
standard con versione originale inglese a fronte. Quest'ultima copia è il
miliardesimo numero della gloriosa Famiglia
Cristiana, con in regalo un rosario placcato in oro."
L'astronave
accettò con piacere le riviste che padre Carol le aveva offerto.
"Ora,
cara", aggiunse il prete, "se vuoi dare una piccola offerta, un
contributo rimborso spese per la carta, inchiostro e materiali vari..."
Gilda
pensò fra sè che se lo sarebbe dovuto aspettare e gli sganciò venti dollari,
visto che il prete non aveva neppure il resto da darle.
Poi
si rimise il walkman, chiedendosi come mai ci cascava sempre e alzò il volume
al massimo livello, mentre il prete, visto che erano le quattro, ne approfittò
per mettersi due gocce di collirio negli occhi.
16
Visto
dall'alto, quel settimo pianeta era davvero curioso. Rifletteva una luce
verdastra che gli conferiva un'aureola, tale da non farlo sembrare neppure
reale.
Mr.
Tree planò delicatamente su di una lunga distesa pianeggiante. Poteva
distinguere diversi fabbricati in lontananza e non appena appoggiò al suolo i
primi rami, cominciò a dirigersi verso quella che sembrava la costruzione
principale.
Un
vecchio canuto dalla folta barba irsuta sonnecchiava tranquillamente su una
sedia a dondolo posta di fronte al portone d'ingresso. Si svegliò di
soprassalto, avendo intravisto un albero che avanzava con estrema disinvoltura.
"Chi
va là?", chiese il vecchio inforcando gli occhiali.
"Buon
giorno, signore!", salutò cortesemente Mr. Tree. "Avrei bisogno di
qualche informazione: sono alla ricerca del pianeta Invisibile..."
"Veramente
non saprei", fece il vecchio, "ci siamo trasferiti qui solo pochi
mesi fa. Di questi tempi i traslochi sono all'ordine del giorno... Comunque
penso che debba trattarsi del precedente inquilino."
"Inquilino?",
ripetè l'albero.
"Certo
questo pianeta è in affitto. Il prezzo non è molto alto, considerando che
l'illuminazione offerta dalla stella Mirror è discreta e non si spende molto
per il riscaldamento. E' difficile trovare un posto più a buon mercato! Ma...
lasci che mi presenti: il mio nome è Demiurgo."
Mr.
Tree gli strinse la mano con aria confusa.
"Mai
sentito parlare di me?", continuò. "Sono il custode dell'Iperuranio."
L'albero
lo guardava divertito.
"E
che cosa custodite?"
"Per
tutti i filosofi, custodisco le idee!",
rispose Demiurgo. "Esse sono la rappresentazione dell'oggetto della
razionalità umana, una pura astrazione che eppure ha vita propria! Anzi... non
sarai anche tu una di quelle? Bada che non c'è più posto neanche per un'idea da
mezza tacca..."
"No,
no! Sono un vero albero
sapiens."
"Ah,
scusa. Sai, non capita spesso..."
Demiurgo
gli accarezzò la folta chioma che profumava di clorofilla, ma dovette smettere
perchè Mr. Tree soffriva il solletico. Poi, si alzò dalla sedia e si diresse
all'interno del caseggiato.
Una
scritta diceva:
MUSEO DELLE OTTIME IDEE
PIANETA IPERURANIO
apertura mercoledì ore 16
"Stavo
giusto per aprire, sono le quattro!", asserì Demiurgo infilando la chiave
nella toppa.
All'interno
l'illuminazione era fioca, ma ci si abituarono presto. L'ambiente era molto
grande e sembrava contenere una grossa quantità di oggetti semoventi dalle
forme bizzarre che si voltavano al passaggio dei due. Il custode volle
presentare a Mr. Tree alcune delle idee più famose:
"Questa
è Emma, l'idea della radio a
transistor, poi c'è Silvana la pila
di Volta e Vincenza, la più anziana
delle tre, l'idea della ruota!"
Le
idee salutarono.
"Tutte
idee strabilianti!", commentò Mr. Tree.
"Soltanto
le migliori sono ospitate nel Museo. Ecco, laggiù c'è Iva l'Aspirina e Mary la
borsa dell'acqua calda!"
Mr.
Tree guardava con ammirazione le sagome strampalate di tutte quelle idee che
camminavano ancheggiando e gli sorridevano maliziosamente. Incredibile! Stava
riscuotendo molte simpatie!
Fu
sul punto di fuggire insieme all'idea della Torta di fragole, ma Demiurgo fece
in tempo a fermarlo.
"Ti
farò vedere qualcosa che non mostro mai a nessuno!", disse il vecchio
dirigendosi al seminterrato. Entrarono in un locale recante la scritta
'MAGAZZINO'.
"Cosa
tenete qui?", disse l'albero vedendo mucchi di casse accatastate le une
sulle altre.
"Questo
è il Magazzino delle idee che non servono a niente.", disse sottovoce
Demiurgo. "Ogni giorno arrivano dieci astroTir carichi di nuove idee e
solo una su un milione è abbastanza interessante da essere ospitata al Museo,
le altre vengono stipate qui. Dovremmo gettarle in un inceneritore, ma nessuno
ha ancora avuto l'idea di mandarcene uno."
Mr.
Tree scelse una cassa a caso e curiosò all'interno. Vi trovò Camillo, l'orario dei treni, mesto e
pensieroso; Cosimo, rappresentante
dei critici letterari, anemico e sconvolto; e Genoveffa, l'idea dell'appendice intestinale, accasciata sul fondo
della cassa, in preda ad una crisi esistenziale.
Quelle
povere idee si trovavano in tale stato di abbandono che Mr. Tree, impietosito,
provò a soccorrerle, ma non appena si fu avvicinato Genoveffa lo morse
ferocemente.
"Ah!", gridò Mr.
Tree. "Brutta vipera!"
L'appendice
ridacchiò soffusamente.
"Richiudi
la cassa!", consigliò Demiurgo. "Come vedi non ci si può fidare di
loro."
Uscirono
dal Museo utilizzando una porta secondaria. Mr. Tree ringraziò il custode per
l'interessante visita guidata.
"E'
stato un piacere!", disse Demiurgo. "Mi dispiace di non averti potuto
aiutare per il pianeta Invisibile."
"Cercherò
di arrangiarmi!", rispose Mr. Tree mentre chiamava Gilda via radio.
"Ti
consiglio di consultare le pagine gialle.", gridò il vecchio, mentre
l'albero veniva issato a bordo da un gancio meccanico. Dopodichè scomparve
dalla vista del pianeta.
17
Il
prete non aveva capito bene.
"Dove
hai detto che dobbiamo fermarci?", chiese.
"Alla
prossima area di servizio", rispose Mr. Tree, "ci serve una cabina
telefonica!"
"Dovrebbe
essercene una ogni venti o trenta parsec, credo.", asserì Gilda intonando
una romanza con voce da soprano.
In
quel momento squillò la soneria di un orologio.
"Sono
le cinque!", esclamò padre Carol. "Devo assolutamente farmi
l'iniezione di calcio."
"Perchè
stai guardando me?", disse l'albero.
"Non
vorrai che sia Gilda a farmela?!", lo supplicò e poi aggiunse sottovoce:
"E' pur sempre un'astronave."
Mr.
Tree fece buon viso a cattivo gioco. Scoprì di non sopportare la vista degli
aghi e fu costretto a ripetere l'operazione tre o quattro volte, prima di
riuscire a portarla a termine.
"Spero
di trovare un infermiere migliore prima dell'iniezione delle undici!",
borbottò il prete.
"Ehi,
di' un po'", fece l'albero, "ma quante cure stai seguendo?"
"Sono
di salute cagionevole", spiegò Carol, "ho bisogno di una curetta
ricostituente. Alle sei devo prendere le pillole per il mal di spazio e poi le
inalazioni, le trazioni, la cura per il fegato e il massaggio cardiaco. Prima
di andare a letto una pastiglia per la gola e una supposta per i
reumatismi."
Mr.
Tree stentava a crederci.
"Eccoci
arrivati!", esclamò Gilda rallentando e cambiando corsia. "Speriamo
che la toilette sia pulita e curata. Avrei proprio bisogno di una
rinfrescatina!"
Si
fermarono sulla piattaforma di sosta. Non appena padre Carol vide un
astro-pullman di turisti in gita a Lourdes, decise di unirsi a loro, salutando
e ringraziando per il passaggio.
Mentre
l'astronave faceva rifornimento di carburante, l'albero decise di entrare nel
bar per prendere qualcosa. Ordinò una abbondante porzione di sufflè molto
calda.
Intanto
cercò l'elenco del telefono e scelse un tavolino vicino all'ingresso,
cominciando a sfogliare le pagine gialle.
Poco
dopo arrivò l'inserviente con il sufflè.
"E'
caldo?", chiese Mr. Tree.
"Sì",
rispose l'altro, "beh, tiepido forse..."
"La
prego, lo faccia scaldare un altro po'."
Nel
frattempo continuò a consultare l'elenco, cercando sotto la lettera I e sotto
la P. Non trovò nulla. Annotò, invece, un numero che poteva essergli utile:
UFFICIO PLANETARIO
CAMBIAMENTI DI RESIDENZA
** 749521 **
prefisso per chi chiama da fuori galassia 050
Intanto
arrivò il sufflè fumante, lasciando una forte scia odorosa. L'inserviente fece
per versarne un po' sul piatto che Mr. Tree aveva davanti.
Un
urlo straziante lacerò l'aria.
"Avete
deciso di arrostirmi?", fece una vocina acuta in falsetto.
Mr.
Tree si girò guardandosi intorno.
"Chi
è quel cretino che mi ha versato del sufflè bollente?", fece ancora il
piatto incavolatissimo.
L'inserviente
se ne era già andato, lasciando tutto sul tavolo e Mr. Tree non sapeva che
scuse prendere.
"Mi
perdoni...", azzardò, "non potevo certo immaginare..."
"Ehi,
di' un po'. Per chi mi hai preso? Per una pirofila?", continuò il piatto,
"non le sopporto certe temperature, io. Ho la ceramica sensibile."
"O.K.
Ti ho fatto le mie scuse!", ribattè Mr. Tree. "Ora, se non ti
dispiace, vorrei un po' di silenzio: non riesco a mangiare con il piatto che mi
blatera sotto i denti."
Il
piatto emise un ghigno indispettito, dopodichè si ammutolì.
Mr.
Tree mangiò il suo sufflè, pensando che non era poi così caldo e che quella
scodella parlante avrebbe fatto meglio a rinforzarsi la ceramica. Poi si alzò,
pagò il conto e si diresse verso il telefono. Compose il numero, chiedendo dell'Ufficio
Planetario.
"Qui
U.P. desidera?", fece una signorina dalla voce antipatica.
"Vorrei
un'informazione", disse Mr. Tree, "desidero conoscere il nuovo
indirizzo del pianeta Invisibile..."
"Mi
dispiace, non diamo queste informazioni per telefono. Deve recarsi alla sede
centrale sul pianeta Fila. Grazie e arrivederci."
Mr.
Tree uscì pensieroso dal bar e trovò che Gilda era già pronta per la partenza.
Saltò su e ripresero il viaggio.
Notò
che l'astronave era stranamente euforica.
"Cosa
ti è successo?", chiese l'albero con curiosità.
"Sapessi!",
rispose Gilda. "Certe volte è proprio strano il mondo! Forse non ti ho
detto che sono un'accanita collezionista di dischi. A casa ne ho una raccolta
di circa sei o settemila..."
"Che?",
si meravigliò Mr. Tree, "ti saranno costati una fortuna!"
"Li
ho pagati con le ripetizioni di chimica che davo ai ragazzi del Liceo."
"Ripetizioni?",
ripetè l'altro.
"Cosa
credi, mi sono laureata all'Università di Plutone in Chimica Industriale. Ho il
diploma di Infermiera e ho seguito con profitto un corso di
Stereodattilografia... Ma torniamo alla mia raccolta: sono anni che sto
cercando tutti gli album di Mina in versione compact e le mie ricerche sono
sempre state infruttuose. Persino a Cargobello Road di Gossip III li avevano terminati.
E cosa succede in questo buco di area di servizio?"
"Che
succede?", chiese Mr. Tree.
"Ne
trovo ben due, dico, DUE!!", l'astronave era come impazzita per la gioia.
Saltellava come una matta, rendendo precario l'equilibrio del povero albero che
aveva lo stomaco fin sui germogli.
"Gilda,
posso farti una domanda?", le chiese.
"Di'
pure, caro!"
"Quanti
anni hai?"
"Ehi,
ti pare una cosa da chiedere ad una signora?", rispose l'astronave.
"Comunque... beh sì, forse qualcuno più di te! Non sottilizziamo..."
Intanto
si stavano avvicinando al sistema Planetario Ministeriale, sui cui pianeti
erano stati dislocati i principali ministeri della galassia. Il pianeta Fila
era il diciannovesimo in fondo, vicino alle comete, e disimpegnava i principali
sportelli aperti al pubblico.
E'
inutile specificare che la fila era
semplicemente abominevole.
L'astronave
atterrò sull'astroparcheggio incustodito e giurò più volte a Mr. Tree che non
avrebbe offerto passaggi agli
estranei. L'albero raggiunse la coda, badando a non sbagliare sportello.
Davanti a lui c'erano la bellezza di diciannovemila e settecentoventisei
persone.
Mentre
aspettava il suo turno fece diverse conoscenze: un maramhir a sedici tentacoli,
quattro selaniani che protestavano per una bolletta troppo cara e una famiglia
di Gurumesh che era stata sfrattata.
All'improvviso
gli altoparlanti sistemati nell'imponente salone tuonarono un messaggio:
ATTENZIONE
MESSAGGIO PER
MR. TREE
BLOCCA IMMEDIATAMENTE
LA PRODUZIONE DI SCOLORINA
O SIAMO
ROVINATI!!
Mr.
Tree era furibondo. Riuscivano sempre a rendere vano ogni suo tentativo di
viaggiare in incognito.
All'improvviso
successe dell'incredibile. Venne aperto un nuovo sportello! La calca che si
sviluppò fu terribile. L'albero non si era accorto di nulla, ma fu miracolosamente
trasportato in prima posizione da un tubaphir velocissimo le cui corna
ramificate si erano impigliate sulla sua folta chioma. Ora era soltanto il
settimo ed il suo turno sarebbe arrivato presto.
"Ci
si rivede!", disse un tizio dalla fila accanto.
Mr.
Tree riconobbe il prete alla ricerca di Dio che aveva lasciato poco prima.
"Cosa
ci fai qui, Carol?", chiese l'albero stupito. "Non eri partito per
Lourdes con quei turisti?"
"Sono
ancora diretto a Lourdes.", specificò padre Carol. "Sto facendo la
fila per il biglietto d'ingresso; anzi caro, visto che sei qui, non avresti da
prestarmi cinque dollari? Sai, sono un po' a corto di spiccioli..."
Mr.
Tree, a malavoglia, sganciò il contante, dopodichè si salutarono di nuovo.
Finalmente
fu il turno di Mr. Tree, che formulò la sua domanda. Inaspettatamente
l'impiegato fu di una gentilezza inaudita che rasentava l'incredibile.
Era
un tipo grassottello, con la camicia fuori posto e una matita-laser
sull'orecchio destro.
"Non
si preoccupi, signor Tree.", disse premuroso. "Adesso inseriremo i
dati e l'archivio ci darà tutte le informazioni in suo possesso."
"Pianeta
Invisibile", disse l'archivio, "nuovo indirizzo: tredicesimo pianeta
della stella Salomè, settore est."
"Diamine",
esclamò Mr. Tree, "non conosco quel settore!"
"Non
c'è alcun motivo di preoccuparsi", disse l'impiegato gentile, "le
daremo tutto l'aiuto necessario. Anzi, sa cosa le dico? La accompagnerò
personalmente sul pianeta!" E si infilò la giacca sorridendo cordialmente.
Mr.
Tree era molto confuso.
"La
ringrazio, ma... come farà con la fila?"
"Oh,
non si preoccupi. Aspetteranno. Devo prima assicurarmi che lei sia soddisfatto,
signor Tree."
Detto
questo si diressero verso l'uscita.
"Ha
il suo mezzo privato?", chiese ancora.
"Sì",
rispose Mr. Tree, "Gilda è parcheggiata proprio dietro l'angolo."
L'astronave
fu molto contenta di vedere un volto nuovo e li fece accomodare riprendendo il
viaggio.
"Qual
è il suo nome?", chiese curiosa come sempre, mentre inseriva le coordinate
della rotta.
"Angelo",
rispose l'impiegato gentile, "Angelo Ksferiut. Sono eschimese di madre
marziana."
"E'
abituato al freddo allora!", puntualizzò Mr. Tree.
"A
dire il vero sono sempre vissuto su Fila, anche se mi piacerebbe molto tornare
nei luoghi natali."
"Dovremmo
essere arrivati.", disse Gilda. "Quella è la stella Salomè."
"Presto!
Conta i pianeti. Dovrebbe essere il tredicesimo!"
"Caro
mio", fece Gilda amaramente, "Salomè ha solo dodici pianeti!"
"E'
ovvio", disse Angelo, "il 13 porta sfortuna! Ma non preoccupatevi,
siamo già atterrati sul pianeta..."
"Cooosa!",
esclamò Mr. Tree affacciandosi al finestrino. Ma non vide nulla.
Del
resto come avrebbe potuto: quello era il pianeta
Invisibile!
18
Mr.
Tree appoggiò un ramo sul suolo del pianeta e cominciò a camminare sulla
superficie trasparente. Era molto divertente, gli sembrava di camminare sulla
gomma. Cominciò a saltellare con falcate sempre più lunghe e poi si dileguò
correndo sempre più veloce.
Tutto
ad un tratto, dall'astronave udirono un tonfo.
Mr.
Tree era disteso sul suolo invisibile, semisvenuto.
"Disgraziato!
Non hai visto il cartello?", disse una voce.
"Quale
cartello?", fece l'albero ancora mezzo intontito.
"Quello
che segnalava il muro. Ne mettiamo sempre qualcuno per i turisti. Dove credevi
di stare in campagna?"
Mr.
Tree sentiva la voce provenire da un angolo, ma non riusciva a vedere niente.
"Chi
sei?", chiese.
"E
chi vuoi che sia: sono un uomo invisibile. Mi chiamo Ivo.", rispose la
voce. "Solo che farai meglio a spostarti di lì, o finirai nella
buca..."
"Ah,
grazie.", fece l'albero. "Tu riesci a vedermi?"
"Certo,
noi invisibili vediamo voi visibili, tranne naturalmente quelli ciechi!"
"Interessante!",
esclamò l'albero. "E tra di voi riuscite a vedervi?"
"Certo
che no", sbuffò Ivo, "altrimenti non saremmo invisibili. All'inizio,
infatti, non facevamo altro che sbattere l'uno con l'altro, poi abbiamo deciso
di appenderci dei cartelli."
"E
funzionava?"
"No!
A poco a poco i cartelli cominciavano a perdere colore e poi diventavano
invisibili. Oggi, però, abbiamo risolto il problema."
"E
cioè?", fece Mr. Tree incuriosito.
"Abbiamo
inventato la scolorina", rispose l'uomo invisibile, "ha una
stranissima proprietà: scolorisce le cose visibili e colora quelle
invisibili!"
"Così
siete riusciti a vedervi!"
"Già,
peccato che il suo effetto duri così poco. Siamo costretti ad applicarcela
continuamente. Ne produciamo milioni di litri all'anno, ma la consumiamo quasi
tutta per poterci vedere ogni tanto. Il rimanente lo vendiamo ai
visibili."
Mr.
Tree, in cuor suo, comprese quanto la scolorina fosse indispensabile per la
sopravvivenza degli uomini invisibili e prese la difficile decisione di non
rivelare la posizione del pianeta al Comando Supremo Astrale.
"Non
potrei avere un po' di scolorina, per ricordo!", chiese l'albero, giusto per
guadagnarci qualcosa.
"Certamente!",
rispose Ivo. "Farò riempire i serbatoi della tua astronave. Potrai
rivenderla a buon prezzo."
Mr.
Tree salutò l'uomo invisibile, felice di aver preso la decisione giusta.
Tornò
sui suoi passi dove lo aspettavano gli altri.
"Beh,
come è andata?", chiese Gilda mentre alcuni operai invisibili la
rifornivano di scolorina.
"Bene!",
disse soddisfatto Mr. Tree. "Ma non dirlo a nessuno! Ufficialmente il
pianeta Invisibile non esiste. Dov'è Angelo?"
Si
era accorto solo ora della sua assenza.
"L'ho
riaccompagnato su Fila", rispose Gilda rimettendosi in volo rumorosamente,
"ha detto che era finito il suo turno."
L'albero
guardò dai finestrini dell'astronave, ma non riuscì a vedere il pianeta
Invisibile che eppure si stava allontanando.
"Bene!
Allora si torna a casa!"
"Temo,
invece, che dovremo tornare indietro sul pianeta!", esclamò l'astronave.
"Non so se l'hai notato, ma credo che tu stia diventando... invisibile!"
Le
braccia e alcuni rami delle gambe gli erano già scomparsi e il resto era in
progressivo scolorimento. Rimanendo a contatto con il pianeta stava subendone
l'influenza!
Mr.
Tree svenne come era suo solito e la povera astronave si vide costretta a
praticargli sette o otto docce di scolorina consumando tutta la sua riserva e
sperando che l'effetto durasse per sempre.